27 ottobre 2008
25 ottobre 2008
Aggiornamento ORARI festa a Fonzaso
Aggiornamento con orari (indicativi) del Rock Band Fest
@ ROAD HOUSE CAFE'
(bANDIERA gIALLA, ex Matley)
LOC. FENADORA-FONZASO
SABATO 1 NOVEMBRE 2008
Evento straordinario
ospiti della serata (orari suscettibili di modifica (leggasi anticipazione orari) all'ultimo momento, a seconda della gente che c'è):
22.00 SIADEFSE (electro-rock-ciàpelo)
22.40 MATERIALE GREZZO (rock italiano e internazionale)
23.40 MURDOCK (punk d'ogni epoca e stile)
24.30 ..WAITING P. (country rock)
1.20 FUNGUS AMUNGUS (funkrockmetalanpo'detut)
Ricordiamo:
Birra a 1.50
Dalle 24.00 PIZZA per tutti
e in più:
OPERAZIONE RIENTRO SICURO
l'autista che accompagna almeno 2 passeggeri non paga le consumazioni analcoliche
@ ROAD HOUSE CAFE'
(bANDIERA gIALLA, ex Matley)
LOC. FENADORA-FONZASO
SABATO 1 NOVEMBRE 2008
Evento straordinario
ospiti della serata (orari suscettibili di modifica (leggasi anticipazione orari) all'ultimo momento, a seconda della gente che c'è):
22.00 SIADEFSE (electro-rock-ciàpelo)
22.40 MATERIALE GREZZO (rock italiano e internazionale)
23.40 MURDOCK (punk d'ogni epoca e stile)
24.30 ..WAITING P. (country rock)
1.20 FUNGUS AMUNGUS (funkrockmetalanpo'detut)
Ricordiamo:
Birra a 1.50
Dalle 24.00 PIZZA per tutti
e in più:
OPERAZIONE RIENTRO SICURO
l'autista che accompagna almeno 2 passeggeri non paga le consumazioni analcoliche
22 ottobre 2008
20 ottobre 2008
1/11/08 Fondaso Rock Band Fest
Ehi boys, ehi girls!
Questa si che è una notizia...
Il primo novembre saremo tra i performers della festa sopra(e)ccitata che si terrà al
ROAD HOUSE CAFE' (BANDIERA GIALLA, ex Matley)
in LOC. FENADORA-FONZASO
Ospiti della serata (assieme a noi in ordine sparso):
WAITING P.
FUNGUS AMUNGUS
SIADEFSE
MATERIALE GREZZO
Non ci pagano e per questo la birra sarà a soli € 1.50
Dalle 24.00 PIZZA per tutti
C'è poi l'interessante iniziativa: OPERAZIONE RIENTRO SICURO
ossia l'autista che accompagna almeno 2 passeggeri bombi non paga le consumazioni analcoliche :-)
Accorrete numerosi!!!
Questa si che è una notizia...
Il primo novembre saremo tra i performers della festa sopra(e)ccitata che si terrà al
ROAD HOUSE CAFE' (BANDIERA GIALLA, ex Matley)
in LOC. FENADORA-FONZASO
Ospiti della serata (assieme a noi in ordine sparso):
WAITING P.
FUNGUS AMUNGUS
SIADEFSE
MATERIALE GREZZO
Non ci pagano e per questo la birra sarà a soli € 1.50
Dalle 24.00 PIZZA per tutti
C'è poi l'interessante iniziativa: OPERAZIONE RIENTRO SICURO
ossia l'autista che accompagna almeno 2 passeggeri bombi non paga le consumazioni analcoliche :-)
Accorrete numerosi!!!
16 ottobre 2008
Una centrale elettrica ad aquilonil'ultima sfida all'energia nucleare
Il sistema funziona a un'altezza di 800-1000 metri dal suolodal nostro inviato MAURIZIO RICCI
Una centrale elettrica ad aquilonil'ultima sfida all'energia nucleare" src="http://www.repubblica.it/2008/06/sezioni/ambiente/nucleare2/centrale-ad-aquiloni/econ_13158689_34430.jpg" width=230>
Un disegno della centrale eolica ad aquiloniCHIERI (Torino) - Se avete mai usato un aquilone, avete sentito quanto il vento tira sulle mani. Più è grande, più tira. Come vi spiegherà qualsiasi amante di kite surfing, possono far volare anche gli uomini. "Anzi - dice Massimo Ippolito, kite surfer per hobby - li costruiscono inefficienti apposta, altrimenti ti porterebbero via". Più in alto arrivano, più forte tirano. A questo punto non è più un gioco per bambini e neanche uno sport. E' un'occasione: le forze, in natura, non si sprecano. Soprattutto, se si possono usare per generare elettricità. Forse ci voleva l'incontro fra un kite surfer come Ippolito e un appassionato di vela, come Mario Milanese, docente al Politecnico di Torino, perché scattasse l'idea di rivoluzionare dalle fondamenta il modo di produrre energia eolica. Il fatto che il primo abbia un'azienda di sistemi automatizzati e il secondo insegni Controlli automatici all'università ha solo fornito gli strumenti per dare la scalata ad un obiettivo, a prima vista, impossibile: produrre tanta energia elettrica quanto una centrale nucleare, solo grazie al vento. Partendo non dalle gigantesche eliche delle turbine che ormai si costruiscono un po' dappertutto, ma dagli aquiloni dei bambini. KiteGen, come si chiama il progetto a cui lavorano Milanese ed Ippolito, non è l'unico nel mondo a puntare in questa direzione, ma è anche uno dei rarissimi casi in cui l'Italia, che le energie rinnovabili, normalmente, si limita a comprarle, è alla frontiera della ricerca. All'idea del vento dagli aquiloni lavorano anche, infatti, almeno altri due gruppi, in Olanda e in California.
E' una guerra di brevetti. Perché, se gli esperimenti confermeranno le prime verifiche e i primi risultati dei prototipi, è come mettere le mani su una sorta di pietra filosofale, capace di scavalcare le debolezze più vistose dell'energia eolica e, in generale, delle energie alternative: costose, si dice, ingombranti, incostanti, troppo poco potenti. Dalla parte degli aquilonisti, c'è, anzitutto, il vento. Quanto forte soffia, per cominciare. A 80 metri di altitudine (l'altezza normale di una turbina) il vento spira, in media, nel mondo, a 4,6 metri al secondo, un po' più di 16 chilometri l'ora. E' un primo problema. Sotto i 4 metri al secondo, infatti, le turbine, normalmente, vengono spente, perché diventano antieconomiche. Il Texas occidentale - dove l'Enel ha appena varato una centrale eolica con 21 turbine - è un'area ricercatissima, perché il vento soffia in media a 7-8 metri al secondo (un po' meno di 30 chilometri l'ora), che viene definita una velocità ottimale. Ora, a 800 metri di altitudine, il vento soffia, in media, nel mondo, a 7,2 metri al secondo. La velocità ottimale. E un parametro cruciale, perché, spiegano i manuali di fisica, l'energia che si può ottenere dal vento aumenta in modo esponenziale con la sua velocità. "A mille metri di altezza - dice Milanese - l'energia che puoi ottenere è otto volte quella disponibile a livello del suolo". Il secondo problema del vento è che, in molti posti, non c'è sempre o, semplicemente non ce n'è. A De Bilt, in Olanda, che è un posto ventoso, le turbine funzionano 3 mila ore l'anno, in pratica un giorno su tre. A Linate, nessuno installa turbine, perché il vento è zero. Ma chi l'ha detto che la pianura padana è senza vento? Basta andare a 800 metri d'altezza: c'è vento per 3 mila ore l'anno, quanto a De Bilt per le turbine. E, nel cielo sopra De Bilt, si arriva a 6.500 ore, più di due giorni su tre. A Cagliari, si passa da 2.800 a 5 mila ore. Di vento, insomma, ce n'è molto di più di quanto si possa pensare sulla base dell'industria eolica attuale. Ma come catturarlo? "Con lo yo-yo" rispondono Milanese e Ippolito: un aquilone che sale e scende nel cielo. In un capannone di Chieri, alle porte di Torino, l'aquilone elettrico dispiegato non è altro che un normale kite per il surfing. Assicurato a due leggeri cavi, da 3 millimetri di diametro, lunghi 800 metri, l'aquilone si libra in volo, sostenuto dal vento. Srotolandosi, i cavi fanno girare due cilindri ed è questa movimento che genera energia, come si carica una dinamo. Ma questa è la parte più facile. Da buon velista, Milanese spiega che una barca con il vento in poppa va meno veloce di una barca che lo prenda ad angolo acuto. In termini scientifici, la potenza generabile dall'aquilone aumenta in funzione della velocità con cui si muove rispetto al vento. La parte importante del KiteGen è, infatti, il sistema di navigazione. Dei piccoli sensori, con rilevatori Gps, sono fissati sull'aquilone e collegati con un computer a terra che gestisce la navigazione dell'aquilone: un software manovra piccole trazioni sui cavi per assicurare che il kite proceda tracciando vorticosi 8 nel cielo. Grazie a queste scivolate d'ala, l'aquilone aumenta il suo differenziale di velocità rispetto al vento e, dunque, la potenza elettrica generabile. In pratica, l'aquilone si comporta come la striscia più esterna dell'elica di una turbina, senza dover far girare complicati ingranaggi: "Di fatto - dice Milanese - prendiamo la parte migliore di una turbina a vento e la mettiamo dove il vento è più forte". Quando il cavo è tirato al massimo, l'aquilone non genera più elettricità. Uno dei due cavi viene mollato, l'aquilone si impenna, non offre più resistenza al vento e viene riabbassato: "Per recuperarlo, consumiamo il 15% dell'energia generata in ascesa". Il passo successivo è immaginare una serie di questi yo-yo che funzionano insieme. "Basterebbe tenerli distanti 70-80 metri l'uno dall'altro - dice Milanese - mentre le turbine devono essere separate da più di 300 metri". Questo significa che, invece di avere decine e decine di torri eoliche ad ingombrare il paesaggio, per generare la stessa quantità di energia basterebbero alti e invisibili aquiloni che, a terra, non occuperebbero più spazio di una normale centrale elettrica. Tutto questo, comunque, per ora è sulla carta. KiteGen, finora, ha solo fatto volare il prototipo, generando, in tutto 2,5 kilowatt. "Ma - assicura Milanese - il prototipo ha rispettato le simulazioni del computer e questo ci rende fiduciosi sul fatto che anche le altre simulazioni siano realistiche". E questo spinge Milanese a pensare in grande. Ad esempio, ad un altro attrezzo per bambini: una giostra. Se si montassero 200 aquiloni su un anello, che la forza del vento fa ruotare, questo movimento potrebbe generare energia con una potenza di 1.000 megawatt, quanto una media centrale nucleare. Occupando, sul terreno, non più di un cerchio del diametro di 1.500 metri. Al costo, calcola Milanese, di 5-600 milioni di euro, un sesto di quanto costi, oggi, una centrale atomica. L'energia prodotta dalla giostra KiteGen sarebbe, infatti, più intermittente di quella nucleare, ma anche assai meno cara. Se la scala fosse davvero di mille megawatt, un kilowattora, secondo i calcoli di Milanese, costerebbe solo un centesimo di euro, un terzo di quanto costa, oggi, l'energia più economica, il carbone. Tutto così semplice? Con le energie alternative, sognare sulla carta è facile. Il responso finale, poi, come direbbe il vecchio Dylan, "soffia nel vento". (11 giugno 2008)
Il sistema funziona a un'altezza di 800-1000 metri dal suolodal nostro inviato MAURIZIO RICCI
Una centrale elettrica ad aquilonil'ultima sfida all'energia nucleare" src="http://www.repubblica.it/2008/06/sezioni/ambiente/nucleare2/centrale-ad-aquiloni/econ_13158689_34430.jpg" width=230>
Un disegno della centrale eolica ad aquiloniCHIERI (Torino) - Se avete mai usato un aquilone, avete sentito quanto il vento tira sulle mani. Più è grande, più tira. Come vi spiegherà qualsiasi amante di kite surfing, possono far volare anche gli uomini. "Anzi - dice Massimo Ippolito, kite surfer per hobby - li costruiscono inefficienti apposta, altrimenti ti porterebbero via". Più in alto arrivano, più forte tirano. A questo punto non è più un gioco per bambini e neanche uno sport. E' un'occasione: le forze, in natura, non si sprecano. Soprattutto, se si possono usare per generare elettricità. Forse ci voleva l'incontro fra un kite surfer come Ippolito e un appassionato di vela, come Mario Milanese, docente al Politecnico di Torino, perché scattasse l'idea di rivoluzionare dalle fondamenta il modo di produrre energia eolica. Il fatto che il primo abbia un'azienda di sistemi automatizzati e il secondo insegni Controlli automatici all'università ha solo fornito gli strumenti per dare la scalata ad un obiettivo, a prima vista, impossibile: produrre tanta energia elettrica quanto una centrale nucleare, solo grazie al vento. Partendo non dalle gigantesche eliche delle turbine che ormai si costruiscono un po' dappertutto, ma dagli aquiloni dei bambini. KiteGen, come si chiama il progetto a cui lavorano Milanese ed Ippolito, non è l'unico nel mondo a puntare in questa direzione, ma è anche uno dei rarissimi casi in cui l'Italia, che le energie rinnovabili, normalmente, si limita a comprarle, è alla frontiera della ricerca. All'idea del vento dagli aquiloni lavorano anche, infatti, almeno altri due gruppi, in Olanda e in California.
E' una guerra di brevetti. Perché, se gli esperimenti confermeranno le prime verifiche e i primi risultati dei prototipi, è come mettere le mani su una sorta di pietra filosofale, capace di scavalcare le debolezze più vistose dell'energia eolica e, in generale, delle energie alternative: costose, si dice, ingombranti, incostanti, troppo poco potenti. Dalla parte degli aquilonisti, c'è, anzitutto, il vento. Quanto forte soffia, per cominciare. A 80 metri di altitudine (l'altezza normale di una turbina) il vento spira, in media, nel mondo, a 4,6 metri al secondo, un po' più di 16 chilometri l'ora. E' un primo problema. Sotto i 4 metri al secondo, infatti, le turbine, normalmente, vengono spente, perché diventano antieconomiche. Il Texas occidentale - dove l'Enel ha appena varato una centrale eolica con 21 turbine - è un'area ricercatissima, perché il vento soffia in media a 7-8 metri al secondo (un po' meno di 30 chilometri l'ora), che viene definita una velocità ottimale. Ora, a 800 metri di altitudine, il vento soffia, in media, nel mondo, a 7,2 metri al secondo. La velocità ottimale. E un parametro cruciale, perché, spiegano i manuali di fisica, l'energia che si può ottenere dal vento aumenta in modo esponenziale con la sua velocità. "A mille metri di altezza - dice Milanese - l'energia che puoi ottenere è otto volte quella disponibile a livello del suolo". Il secondo problema del vento è che, in molti posti, non c'è sempre o, semplicemente non ce n'è. A De Bilt, in Olanda, che è un posto ventoso, le turbine funzionano 3 mila ore l'anno, in pratica un giorno su tre. A Linate, nessuno installa turbine, perché il vento è zero. Ma chi l'ha detto che la pianura padana è senza vento? Basta andare a 800 metri d'altezza: c'è vento per 3 mila ore l'anno, quanto a De Bilt per le turbine. E, nel cielo sopra De Bilt, si arriva a 6.500 ore, più di due giorni su tre. A Cagliari, si passa da 2.800 a 5 mila ore. Di vento, insomma, ce n'è molto di più di quanto si possa pensare sulla base dell'industria eolica attuale. Ma come catturarlo? "Con lo yo-yo" rispondono Milanese e Ippolito: un aquilone che sale e scende nel cielo. In un capannone di Chieri, alle porte di Torino, l'aquilone elettrico dispiegato non è altro che un normale kite per il surfing. Assicurato a due leggeri cavi, da 3 millimetri di diametro, lunghi 800 metri, l'aquilone si libra in volo, sostenuto dal vento. Srotolandosi, i cavi fanno girare due cilindri ed è questa movimento che genera energia, come si carica una dinamo. Ma questa è la parte più facile. Da buon velista, Milanese spiega che una barca con il vento in poppa va meno veloce di una barca che lo prenda ad angolo acuto. In termini scientifici, la potenza generabile dall'aquilone aumenta in funzione della velocità con cui si muove rispetto al vento. La parte importante del KiteGen è, infatti, il sistema di navigazione. Dei piccoli sensori, con rilevatori Gps, sono fissati sull'aquilone e collegati con un computer a terra che gestisce la navigazione dell'aquilone: un software manovra piccole trazioni sui cavi per assicurare che il kite proceda tracciando vorticosi 8 nel cielo. Grazie a queste scivolate d'ala, l'aquilone aumenta il suo differenziale di velocità rispetto al vento e, dunque, la potenza elettrica generabile. In pratica, l'aquilone si comporta come la striscia più esterna dell'elica di una turbina, senza dover far girare complicati ingranaggi: "Di fatto - dice Milanese - prendiamo la parte migliore di una turbina a vento e la mettiamo dove il vento è più forte". Quando il cavo è tirato al massimo, l'aquilone non genera più elettricità. Uno dei due cavi viene mollato, l'aquilone si impenna, non offre più resistenza al vento e viene riabbassato: "Per recuperarlo, consumiamo il 15% dell'energia generata in ascesa". Il passo successivo è immaginare una serie di questi yo-yo che funzionano insieme. "Basterebbe tenerli distanti 70-80 metri l'uno dall'altro - dice Milanese - mentre le turbine devono essere separate da più di 300 metri". Questo significa che, invece di avere decine e decine di torri eoliche ad ingombrare il paesaggio, per generare la stessa quantità di energia basterebbero alti e invisibili aquiloni che, a terra, non occuperebbero più spazio di una normale centrale elettrica. Tutto questo, comunque, per ora è sulla carta. KiteGen, finora, ha solo fatto volare il prototipo, generando, in tutto 2,5 kilowatt. "Ma - assicura Milanese - il prototipo ha rispettato le simulazioni del computer e questo ci rende fiduciosi sul fatto che anche le altre simulazioni siano realistiche". E questo spinge Milanese a pensare in grande. Ad esempio, ad un altro attrezzo per bambini: una giostra. Se si montassero 200 aquiloni su un anello, che la forza del vento fa ruotare, questo movimento potrebbe generare energia con una potenza di 1.000 megawatt, quanto una media centrale nucleare. Occupando, sul terreno, non più di un cerchio del diametro di 1.500 metri. Al costo, calcola Milanese, di 5-600 milioni di euro, un sesto di quanto costi, oggi, una centrale atomica. L'energia prodotta dalla giostra KiteGen sarebbe, infatti, più intermittente di quella nucleare, ma anche assai meno cara. Se la scala fosse davvero di mille megawatt, un kilowattora, secondo i calcoli di Milanese, costerebbe solo un centesimo di euro, un terzo di quanto costa, oggi, l'energia più economica, il carbone. Tutto così semplice? Con le energie alternative, sognare sulla carta è facile. Il responso finale, poi, come direbbe il vecchio Dylan, "soffia nel vento". (11 giugno 2008)
14 ottobre 2008
11 ottobre 2008
la verità
Amiche , Amici !
in realta' la veritiera versione dei fatti e' la seguente!
Fedo forse non sa, ma la cosa che accomuna l'ispettore Derrick ai Murdock è racchiusa in una piccola storia molto affascinante.
Infatti il nome iniziale della comunita' doveva essere proprio Durrdock dall'unione dei due nomi!
Se andiamo ancora piu' a fondo in questa torbida storia possiamo addirittura intravedere una sorta di riverbero mitologico.
Murdock , sovrano dei prussiani keniani, cosi' ammagliato dall' intelligenza investigativa dell' ispettore Derrick nonche' del suo acume, si innamorro' con si' tanto ardore che
dalla Sua testa nacque Durrdock, re dei Visigoti (vedi le 3 foto da : "www. La storia siamo noi.rai.it ") .
in realta' la veritiera versione dei fatti e' la seguente!
Fedo forse non sa, ma la cosa che accomuna l'ispettore Derrick ai Murdock è racchiusa in una piccola storia molto affascinante.
Infatti il nome iniziale della comunita' doveva essere proprio Durrdock dall'unione dei due nomi!
Se andiamo ancora piu' a fondo in questa torbida storia possiamo addirittura intravedere una sorta di riverbero mitologico.
Murdock , sovrano dei prussiani keniani, cosi' ammagliato dall' intelligenza investigativa dell' ispettore Derrick nonche' del suo acume, si innamorro' con si' tanto ardore che
dalla Sua testa nacque Durrdock, re dei Visigoti (vedi le 3 foto da : "www. La storia siamo noi.rai.it ") .
10 ottobre 2008
06 ottobre 2008
Il nuovo album degli Oasis
Dig out your soul: tira fuori (scopri) la tua anima.
Devo dire che questo album mi piace proprio. Bei suoni, tanta sperimentazione, psichedelia e comunque tanto Gallagers con i loro riffs e i loro cantati tipici.
Un album che non ha le wonderwall o le hits di punta come i precedenti lavori ma che non scade mai nella banalità e che si lascia apprezzare nella sua interezza. Bravi!
Voto 8